Il coraggio di dire no: da dove nasce Stefimanidilana
- Stefania Faccioli
- 7 mar
- Tempo di lettura: 3 min
C’è un momento in cui capisci che dire no può cambiare tutto.

No alle cose fatte in fretta. No a ciò che dura un istante e poi viene dimenticato. No a chi confonde la bellezza con l’apparenza, la qualità con la velocità, l’artigianato con la produzione in serie.
Ma per arrivare a questo no consapevole, ho dovuto attraversare molti sì.
Il primo è stato quando, da bambina, passavo ore a sfilare tessuti, creando bordi a punto giorno o a punto gigliuccio senza sapere che fosse una vera tecnica. Lo facevo per il semplice piacere di vedere la stoffa trasformarsi sotto le dita, di dare un senso a quel filo che si separava per poi ricomporsi in un nuovo disegno.
Poi è arrivato il secondo sì, quello alla lana. Il mio primo amore.
Non tutti lo sanno, ma Stefimanidilana nasce così, non con il ricamo, ma con i ferri e l’uncinetto.
Nasce dal desiderio di creare calore, di intrecciare fili per dare vita a qualcosa di accogliente e duraturo. E cosa c’è di più avvolgente di una copertina fatta a mano? Da sempre, quando nasce un bambino, regalo una copertina in maglia. È il mio modo di dire “ti proteggo”, di lasciare un segno tangibile che accompagnerà i primi respiri, i primi sonni, le prime carezze.
Un oggetto semplice, ma con un valore profondo: non si tratta solo di lana lavorata, ma di tempo dedicato, di attenzione, di un gesto che resta.
Poi è arrivato il ricamo. Non per scelta, ma per necessità.

Un giorno qualcuno mi ha chiesto di ricamare dei nomi su tovaglioli per un evento. Non avevo mai pensato al ricamo come a qualcosa di centrale nel mio lavoro, ma ho accettato la sfida. Quei tovaglioli non hanno mai visto la luce perché, alla fine, il lavoro artigianale richiede tempo, e il tempo ha un valore. Troppo spesso, negli eventi, si cerca il colpo d’occhio, l’effetto wow, senza badare alla qualità. L’importante è che funzioni per qualche ora, poi può essere dimenticato.
Così ho capito che non volevo stare alle regole del mercato, ma crearne di mie.
Ho imparato a dire no.
No ai compromessi che snaturano l’identità del mio lavoro. No alla produzione veloce che sacrifica la qualità. No alla convinzione che la bellezza sia usa e getta.
Dire no ha cambiato la percezione del mio lavoro.
All’inizio qualcuno ha storto il naso. “Ma perché ci metti così tanto?” “Perché non fai qualcosa di più veloce e commerciale?” “Le tue cose sono troppo belle per gli eventi, tanto poi nessuno ci fa caso.”
Eppure, proprio grazie a questi no, ho iniziato a incontrare persone che la pensano come me. Persone che non vogliono solo un tovagliolo, ma un pezzo di storia. Persone che scelgono un oggetto non perché sia perfetto, ma perché ha un’anima.
Ed è qui che entra in gioco la sostenibilità.
Per me, essere sostenibile non significa solo scegliere materiali di recupero, ridurre gli sprechi, dare nuova vita ai tessuti scartati. Certo, tutto questo è fondamentale. Ma la vera sostenibilità è anche culturale. È rifiutare la mentalità dell’usa e getta, educare a un consumo più consapevole, insegnare che le cose fatte bene valgono il tempo che richiedono.
Ho visto troppi oggetti trattati come meri accessori di scena, pezzi senza anima destinati a durare il tempo di una foto. Ma un tovagliolo non è solo un pezzo di stoffa. È un frammento di un rito quotidiano, è il gesto di appoggiarlo sulle gambe prima di iniziare un pasto, è il simbolo della convivialità.
Eppure, nel mondo veloce di oggi, la cura per questi dettagli sembra scomparsa.
Si predilige il pratico, il comodo, il veloce. Si dice che non valga la pena investire tempo in qualcosa che verrà macchiato, spiegazzato, messo da parte. Ma io credo l’esatto contrario.
Credo che proprio questi oggetti, quelli che ci accompagnano nella nostra quotidianità, meritino più attenzione. Perché sono loro a raccontare chi siamo, i nostri gesti, il nostro modo di vivere. Un tovagliolo di stoffa non è solo un pezzo di tessuto, così come una coperta fatta a maglia non è solo lana intrecciata. Sono tracce di cura, piccoli segni di bellezza che si radicano nelle nostre vite senza che ce ne accorgiamo.
Per questo creo pochi pezzi, ma unici.

Non voglio che il mio lavoro sia un’illusione effimera. Non voglio rincorrere tendenze che durano il tempo di una stagione. Voglio che ogni tovagliolo, ogni ricamo, ogni intreccio di lana racconti una storia.
Non sarà per tutti, e va bene così.
Perché chi sceglie Stefimanidilana sceglie un pezzo di mondo che rifiuta la fretta, che rispetta il tempo, che crede ancora nel valore delle cose fatte con il cuore e con le mani.
E alla fine, forse, dire no è stato il più grande sì della mia vita.
Per scoprire di più sulle mie creazioni seguimi su Instagram o visita la pagina "Le mie creazioni" di questo sito! @stefimanidilana
A presto!
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